Di solito sono le giornate dell’indipendenza quelle che si ricordano e si celebrano, invece il 9 luglio l’Europa si è trovata a fare i conti con una ricorrenza di segno opposto: il Fish Dependence Day.
Questo giorno identifica simbolicamente per l’Europa la fine di pesce, molluschi e crostacei daapprovvigionamento interno e l’inizio delle importazioni, e quindi della dipendenza di pesce dall’estero, fino a fine anno. Ma l’elemento più drammatico è che questo momento è arrivato oltre 30 giorni prima rispetto a 10 anni fa. Il Fish Dependence Day mette in evidenza lo stato allarmante dei nostri mari, con l’88% degli stock decisamente sovrasfruttato.
Nonostante l’Italia sia Paese di mare, non ci stiamo prendendo cura del grande Fratello blu che ci aiuta a immagazzinare CO2 , rendere le nostre coste così uniche e regalarci bellezza e nutrimento: in Italia infatti abbiamo varcato la soglia del Dependence Day già il 6 aprile scorso.
Dati (e date) che non possiamo ignorare e che Slow Food mette sotto i riflettori ogni giorno con la campagna internazionale Slow Fish: tutti siamo responsabili della salvaguardia della biodiversità marina e dobbiamo fare la nostra parte, ricordandoci che la nostra capacità di scelta è l’arma migliore per salvare il mare, uno dei nostri principali beni comuni. Impariamo a proteggerlo e rispettarlo. E al momento dell’acquisto, non stanchiamoci di sperimentare nuove specie, scegliendo pesci poco noti, della giusta taglia e nella giusta stagione. Siamo curiosi, chiediamo al pescivendolo da dove arrivano, se sono stati pescati o allevati, e se sì, come, evitando quelli da allevamenti intensivi, ad esempio.
Insomma, partiamo dai comportamenti quotidiani che ciascuno di noi può e deve mettere in atto, perchè solo così potremo garantire alle generazioni future un mare sostenibile, salvaguardando le comunità che a ogni latitudine guardano al mare come unica fonte di vita e sostentamento.
Fonte: www.slowfood.it