“Blue Food: Green Future?” (BFGF) nasce come un progetto cooperativo nel 2015 a Milano, nell’occasione di EXPO’ e come sito web nel 2016; è un progetto di PACE che ha senso se tutta l’attività di comunicazione e formazione dedicate alla salute dei Mari e della loro Biodiversità, insieme ai problemi della Pesca, trovano supporto in una realtà globale che esclude a priori la guerra e gli orrori che questa produce.
Il Pianeta tutto, dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1945, non ha mai vissuto una realtà di Pace effettiva… anzi tutt’altro, ma ora le premesse sono quelle per una terza GUERRA MONDIALE! Questa ipotesi purtroppo molto realistica, si aggiunge agli oltre due anni di Pandemia Covid 19 che hanno già profondamente modificato globalmente i rapporti umani, in particolare le capacità di comunicazione, la percezione della realtà e incidendo anche profondamente sulle dinamiche interattive interpersonali.
BFGF si è trasformato negl’ultimi due anni in un notiziario a tutto campo a volte commentato e orientato a evidenziare comportamenti spesso non virtuosi nel Mare Mediterraneo, come negli Oceani. Ci si è rivolti al cosiddetto popolo dei consumatori, affinchè la Biodiversità della Vita acquatica non venisse considerata sistematicamente un bene “usa e getta” e a perdere nello spazio di pochi decenni o meno ancora. Nell’attuale scenario tragico è difficile mantenere lo stesso “taglio” di comunicazione, commentando con la propria intatta personale passione, notizie come “La Cozza nera tarantina diventa presidio Slow Food di Puglia”!
Vedi LINK>> “La cozza nera tarantina diventa presidio Slow Food di Puglia”
E magari, soffermandoci sui i problemi d’inquinamento del Mar Piccolo nel Golfo di Taranto, in relazione agli adiacenti impianti a terra delle acciaierie Ilva, emergerebbero anche serie perplessità sulla tranquillità del consumo della Cozza nera, così che coerentemente si può segnalare ad esempio l’articolo “ Mar Piccolo, la bonifica resta un miraggio ?”, già comparso sul Corriere di Taranto.
VEDI LINK>> “Mar Piccolo, la bonifica resta un miraggio? – Corriere di Taranto”
Rispetto al Mediterraneo, AREA FAO 37, ci troviamo nella sottoarea 37.2.2 con la Puglia che occupa, risalendo l’Adriatico anche la sottoarea 37.2.1 In queste sottoaree emergono anche tutti i problemi “endemici” delle nostre zone di pesca e più in generale quelli del bacino che comprende il Canale di Sicilia fino alle coste nord africane, dove le attività umane avvengono in modalità non sempre controllate, controllabili o anche illegali. Per restare ancora in Puglia, ma uscendo anche dal Mar Piccolo, ecco quindi un’ illuminante articolo sulla situazione di questa porzione di Mare Nostrum: “La pesca di frodo è un grosso problema per i fondali pugliesi”.
VEDI LINK>> “La pesca di frodo è un grosso problema per i fondali pugliesi”
La segnalazione di queste notizie, indicando alcune possibili correlazioni, è una modalità consolidata con cui BFGF ha affrontato alcune specifiche problematiche, ma ora che nel Mare Nostrum ci scorrazzano Portaerei, Sommergibili di ogni tipo, compresi quelli a energia nucleare, Incrociatori e altre frattaglie metalliche rumorose e inquinanti, è molto difficile astrarsi da questa indesiderabile realtà che ha trasformato il Mediterraneo in un bacino per esercitazioni ed esibizioni di potenza di diverse marinerie da guerra battenti bandiere anche del tutto estranee alla legittima rappresentativa dei paesi costieri.
Tutti questi mezzi portano equipaggi di “guerrieri” fieri e orgogliosi che sembrano sognare il momento in cui poter cannoneggiare o tirare da qualche parte razzi e o missili , ma sopratutto sono tutti incuranti del danno ambientale provocato con le loro combustioni sporche, con l’inquinamento sonoro e devastano un intero ecosistema che non gode già di condizioni particolarmente floride.
Infatti tutto ciò avviene in un bacino d’acqua che da anni mostra gli effetti del cumulo dell’inquinamento chimico con quello considerevole da plastiche in tutta la loro gamma dimensionale! Il Mediterraneo è un mare a lento ricambio d’acqua suddiviso da ovest a est in quattro aree a profondità decrescente e modellabili come un’ insieme di vasi comunicanti fino alla sottoarea 37.4.2 dai fondi bassi ( 15 m in media ) e melmosi, iperinquinata dove la riduzione di Biodiversità rispetto al M. Mediterraneo eè addirittura drastica e drammatica.
Siamo nel Mar di Azov e spontaneamente mi prendo qualche “licenza poetica” nell’uso della terminologia, facendo presente come questo “cesso d’acqua” ha scarsissimi interessi per la pesca, mentre semmai potrebbe attirare la competenza di chi si occupa di tossicologia marina in relazione all’ utilizzo alimentare di organismi prelevati da acque salmastre altamente inquinate. L’attenzione per il Mare di Azov è quindi concentrata ormai solo per l’aspetto geopolitico e militare, esattamente come ora in questa sciagurata situazione, viene di fatto a trovarsi anche il bacino comunicante FAO 37.4.1 corrispondente a tutto il Mar Nero .
Questo bacino avrebbe tutte le caratteristiche per essere considerato ancora un Mare a tutti gli effetti, anche se penalizzato da un ulteriore ridotto ricambio d’acqua dal Bosforo rispetto all’area 37.3 del Mediterraneo Orientale. Il Mar Nero non godeva di buona salute già prima dell’aggressione “zarista” all’ Ucraina e….. se qualche Pescatrice con etichettatura 37.4 , poteva ancora essere rinvenuta occasionalmente anche sui banchi pesca di qualche nostro mercato rionale, era già ben documentato come il livello medio d’inquinamento per tutti i parametri che lo definiscono fosse già quasi doppio rispetto alle aree 37.2 e 37.1 , andando verso ovest.
VEDI LINK>> “L’inquinamento nel Mar Mediterraneo è triplicato negli ultimi 25 anni”
Oltre ai problemi d’inquinamento sia il Mediterraneo Occidentale, come il Mar Nero evidenziavano fenomeni di overfishing , ovviamente preesistenti all’invasione russa dell’Ucraina.
VEDI LINK>> “Mediterraneo e Mar Nero, è caccia all’ultimo pesce (di V. Gentile)”
Osservando la carta geografica, si nota a colpo d’occhio come alcuni degli stati che si affacciano sulle coste, siano fra quelli che si distinguono per una scarsa cultura ecologica ben radicata nella tradizione e ancora non particolarmente evoluta dall’epoca sovietica. Fra quelli noti per i livelli d’incuria nella tutela ambientale, sia in terra che in mare, svettano i russi da sempre amanti dei primati,….tanto che nella licenza lessicale dello scrivente, potrebbero meritarsi in una ideale posizione apicale, l’essere identificati come “ecozozzi” o “ecosporcaccioni” ed ora anche criminali ambientali, in virtù dei massicci atti bellici distruttivi e indiscriminati, messi in atto in tutto il paese da loro aggredito, invaso e messo a “ ferro e fuoco”!
Nessuno ora può fare valutazioni d’impatto sulla attuale qualità delle acque del Mar Nero, già di suo a basso contenuto d’ossigeno a 150 metri di profondità , ma di certo navi da guerra , mine e affondamenti anticipano la ulteriore, forse irreversibile tragedia di questo ambiente naturale; per certo è del tutto imprevedibile dire quando le popolazioni costiere, potranno riprendere le attività di una scarsa pesca locale, senza rischiare di saltare su un mina. Emblematico in questa vergogna per l’umanità, l’affondamento del grande incrociatore Moskwa, orgoglio vintage dello zar Vladimiro, ora adagiato in un fondale a circa 50 metri e per il quale nessuno ha manifestato preoccupazione per un possibile sversamento di combustibile o il rilascio di componenti tossici da materiale bellico presente a bordo, avendo gli aggrediti stringenti e diretti problemi di sopravvivenza sopratutto in terraferma .
Anzi dalla controparte aggredita, già protagonista e vittima nel 1986 dell’evento di Chernobyl, è stata fatta la proposta di utilizzare il relitto, come meta promozionale di un futuro ed eccitante diving nel Mar Nero! Questo è in contemporanea del tutto in contrasto in termini di percezione comune con le serie preoccupazioni nate in Italia e Tunisia a causa del recente affondamento a 15 m. di una petroliera, avanti la costa tunisina, in area FAO 37.2.2 .
Si riteneva che Il naviglio battente una bandiera di comodo della Guinea fosse carico di combustibile fossile , ma pare che il naufragio sia avvenuto per una tempesta quando i serbatoi erano ancora vuoti. Non risultano sversamenti al momento, ma emerge che la petroliera avrebbe dovuto imbarcare dalla Libia combustibile di contrabbando per poi far scalo e scaricarlo a Malta, isola spesso coinvolta nei traffici marini e…. senza trascurare il Tonno rosso! Ma qui siamo ancora in una area vasta dove i pescatori vanno a pescare e se non lo fanno lungo le coste italiane, è per il costo del carburante, aumentato esponenzialmente a causa di quel che succede nel bacino del Mar Nero.
Da questa narrazione capirete quindi, come BFGF sia in forte difficoltà a proporre anche la quotidianità delle notizie di cui si dovrebbe occupare per le sue finalità. Per non tenere la mente costantemente impegnata nella sciagura che sta colpendo tutti noi nel nostro Mar Mediterraneo ….dal Mar Nero che ne è parte, teniamo buono sarcasticamente il NERO, ma che sia però quello delle COZZE ! Dedichiamoci a qualche ricetta, promuovendo un percorso consolatorio di degustazione per allontanare anche solo per un momento dalla nostra mente il dramma globale che tutti stiamo vivendo. Rivivono i macabri fantasmi del passato in cui la più cupa e atavica barbarie sembra riemergere, ora vicinissima a noi e da sempre, come un vento gelido dell’ est ….storicamente si parte da Attila prima e poi Gengis Khan e a seguire tutti gli altri
VEDI LINK>> “A Kherson i buriati sparano sui ceceni: tensioni nell’esercito dello Zar”
Dal Male Nero che sembra volerci trascinare in un abisso di orrore … isoliamo il NERO, quello di Santa Cozza Impanata Benedetta!
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Roberto Di Lernia