Buongiorno! Mi sento in dovere di fare gli auguri di buone ferie/vacanze a tutti quelli che seguono i contenuti di BFGF.
Ovviamente il messaggio necessariamente un po’ ossessivo è quello della conoscenza e rispetto della vita acquatica e contribuire a quella “sostenibilità” che nella pratica non è di facile applicazione.
Slow Fish 2019 si è concluso il 13 maggio e BFGF era presente nella sessione dedicata a “Il Pesce và in città”.
Forse la “kermesse” biennale non è sufficiente a invertire le tendenze, non ostante l’impegno delle diverse componenti e dove compiono anche esempi di attività/proposte non completamente sostenibili.
Ora però in molti affrontano viaggi anche stressanti, pur di poter invadere le agognate spiagge e scogliere lungo le nostre tormentate coste; questa migrazione ineluttabile e periodica, come quelle degli uccelli, ha anche una “mission” nella quale primeggiano il desiderio di “semicupio” almeno fino alla cinta e il poter degustare senza limiti piatti come il fritto di paranza, il brodetto, il Caciucco, i Gamberoni, Orate e Branzini d’acquacoltura, al sale o grigliati.
Premesso che ad un preventivabile aumento stagionale dei colibatteri nelle acque scelte per una temporanea attività di vita semiacquatica, è anche strettamente legata l’esponenziale richiesta dei prodotti della pesca, la domanda d’obbligo è: sì, ma provenienti da dove?
Con i fermo-pesca regionali non sempre a salvaguardia degli stock ittici, ma perché in agosto è più remunerativo occuparsi direttamente dei turisti, vista la scarsa produttività locale… è abbastanza chiaro che si consumerà pescato quasi esclusivamente importato da tutti gli Oceani e frequentemente surgelato.
Talvolta il pescato messo all’asta nei mercati ittici delle grandi città se ne viaggerà nei siti di villeggiatura costiera proprio per l’aumentata richiesta al consumo, ovvero il pesce và anche in città nei mesi non estivi, ma da lì si trasporta nei posti di villeggiatura in luglio e agosto.
L’industria del surgelato è comunque pronta a fornire prodotti già confezionati presentati come ricette locali tipiche e con tanto di nome dialettale (nell ’esempio quello ligure), ma le cui componenti non trovano il minimo riscontro come specie presenti nelle acque del Mediterraneo.
Che fare? Chiedere sempre informazioni dettagliate su quello che vi viene offerto “in carta” e poi a voi la decisione se passare ad una più autentica “trenetta cù pestu” o ad una scelta alternativa, visto che piadine, focacce e pizze spopolano.
Per restare in Liguria e per dare un messaggio positivo su come il mare se lasciato un po’ in pace possa riprendersi bene e tornare ad essere produttivo eccovi due immagini prese in apnea nell’AMP di Portofino nella parte est di Punta Chiappa: una bella Cernia bruna e un altrettanto bell’esemplare di Branzino in 12/13 metri d’acqua.
Questi due scatti sono opera del giovane Federico La Marca che aveva già dato il suo contributo fotografico all ’articoletto Una Favola a lieto fine: “C’era una volta il mare” (pubblicato su questo sito l’ 11 settembre 2018) e che ora ringrazio per avermele messe a disposizione.
Se volete avere qualche possibilità di degustare il raro pescato locale proveniente da pesca artigianale… sceglietevi luoghi quasi introvabili, dove l’impatto antropico è minimo.
Io, me ne andrò nel luogo di C’era una volta il mare….. e ci risentiremo in settembre su BFGF.
A tutti:
BUONE FERIE/VACANZE….. nel rispetto del BLU’
Roberto Di Lernia
Ottimo come sempre! Non mollare mai Amico mio… si diceva per ogli educato se ne educano almeno 4, io ne sono esempio!!
Ciao
Come sempre un bell’articolo chiaro e leggero, come il buon pesce. La cernia in questione è bellissima e il fotografo davvero bravo, lasciamola al mare, in libertà, accontentiamoci di ammirarla in attesa che si riproduca.