Pesce e Salute

Pesce e salute e la salute del pesce

Il pesce o il pescato han sempre fatto parte della dieta alimentare umana e per le popolazioni costiere del pianeta hanno costituito la fonte principale, se non esclusiva di proteine “nobili”.

C’era un detto che recitava : “mangia più pesce, se vuoi diventare più intelligente” e la cosa sembrava convincente basata sulla ricchezza di fosfolipidi nel nostro cervello e il contenuto in fosforo nelle proteine di diverse specie ittiche.A guardare i risultati dell’oggi, con un aumento significativo del consumo di pescato nelle popolazioni occidentali e il massiccio prelievo dai mari operato da quelle orientali, a fronte di un deciso depauperamento quantitativo e qualitativo della biodiversità acquatica …non sembrerebbe propio che la specie umana abbia migliorato le propie capacità intellettive !Quindi se il pesce è salute ..non è nel cervello umano che si concentrano i poteri benefici di questo alimento.

Poi è arrivato il discorso degli omega 3 e delle patologie cardiocircolatorie tipiche di una dieta occidentale ricca di proteine e grassi derivati da animali allevati massivamente a terra e ad alto impatto ambientale, come bovini e porcelli.

Dando come giustificazione anche quella di promuovere la salute dei cittadini e abbassare i livelli di colesterolo “cattivo” , responsabile di ostruzione di vasi,infarti e ischemie, circa una ventina d’anni fà il nostro Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ,attivava una campagna di promozione del consumo di pesce azzurro.

Il pesce azzurro era allora abbondante e saporito, ma un pò negletto da chi sulla propia tavola voleva esclusivamente orate,branzini e gli ottimi tranci di P. spada …privi di spine fastidiose.

Alla base di questo invito alla popolazione , esistevano le pressioni dei pescatori che normalmente pescavano grandi quantità di acciughe,sardine e sgombri ,ma che erano specie “snobbate” da una clientela urbana in forte espansione e che vedeva come una caduta di stile il trovarsi nel piatto il cosidetto “pesce povero”.

A vent’anni passati , gli ottimistici inviti ministeriali al consumo di “pesce azzurro” non sono più attuali perchè tutto il pescato si è ridotto nei quantitativi e anche il ” pesce povero” assai impoverito nelle catture, può diventare per costi raggiunti al banco un pesce per ricchi.

Se l’aumento ,in alcuni casi spropositato, del prezzo al consumo di pesci poveri come gli sgombri mediterranei, alza il rango sociale di questa specie…rimane il fatto che sardine,acciughe e sgombri vengono spesso pescati in Atlantico perchè in Mediterraneo non sono più in grado per eccesso di prelievo di soddisfare una richiesta del consumatore e garantire un’attivita’ produttiva al pescatore.

Quindi se i dibattiti più o meno scientifici sul pesce che ci fà bene ,meritano approfondimenti dedicati, si può senz’altro sostenere che la salute dei pesci non corrisponde più di tanto al famoso detto popolare ” sano come un pesce”.

I sopravvissuti allo sterminio , vivono in acque in cui la contaminazione da inquinanti derivati dalle attività umane ,pur variando da zona a zona non è certamente trascurabile!

A parte gli sversamenti di idrocarburi, in mare sono presenti concentrazioni di metalli pesanti,prodotti chimici industriale ,fitofarmaci e microplastiche che vengono inseriti nel metabolismo degli organismi marini e altamente concentrati in quelli che occupano i più alti livelli della scala predatore/preda!

Pesci spada,Tonni e Squali ,ma anche i Cetacei sono interessati in maggior grado dagli effetti dell’accumulo di molecole estranee al loro naturale ciclo vitale e anche per loro alla fine vale il modello della “Cozza” che filtra e accumula quello che si trova nelle acque!

Di fatto se le Cozze vivono in acque “pulite”…risultano alla fine più “sane” di pesci che muovendosi e migrando, affrontano tutto il repertorio di inquinanti che in diverse concentrazioni possono caratterizzare le diverse aree marine in cui si muovono.

Di questo e dei potenziali effetti sulla salute umana …ne parleremo piu avanti e sempre in questo spazio.

Roberto Di Lernia

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