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Squalo bianco, perché la psicosi per presenza del predatore è infondata

780 kg di peso per circa 4 metri di lunghezza: sono queste le dimensioni di un grosso esemplare di squalo bianco (Carcharodon carcharias) finito nelle reti di un peschereccio tunisino a circa 65 km dalla costa di Zarzis, in Tunisia, pochi giorni fa.

Le immagini hanno fatto rapidamente il giro del mondo provocando l’indignazione dei tanti studiosi ed appassionati di mare: la popolazione degli squali bianchi del Mediterraneo è infatti in forte declino sia per la progressiva riduzione del numero di prede disponibili, fattore questo legato alla pesca intensiva, che per le catture accidentali. Una cattura precedente è stata riportata proprio poche settimane prima, a Monastir (Tunisia), mentre si deve risalire al maggio del 2017 per registrare il ritrovamento di una carcassa di squalo bianco al largo di al Hoceima, in Marocco (qui il video).

GLI SQUALI DEL MARE NOSTRUM

Ma si tratta di una presenza occasionale o esiste una popolazione stanziale nel mare nostrum? «Nel Mediterraneo gli squali bianchi ci sono sempre stati, di fatto si tratta del primo luogo nel quale la specie è stata descritta – dice Alessandro De Maddalena Professore a contratto di Zoologia dei Vertebrati all’Università degli Studi di Milano Bicocca ed uno dei maggiori esperti al mondo di squali -. Questi predatori frequentano le aree vicine alle secche, le isole, gli stretti ed i canali dei nostri mari, dove possono reperire facilmente un maggior numero di prede. I movimenti dipendono strettamente da quelli dei tonni rossi: le segnalazioni più frequenti infatti avvengono da maggio a settembre, periodo di riproduzione dei tonni, e in aree dove le loro prede sono solite passare in questo periodo».

LA NURSERY DELLO SQUALO BIANCO

Secondo i dati raccolti da De Maddalena e da altri ricercatori si è potuto constatare come la popolazione mediterranea di squali bianchi presenti caratteristiche genetiche diverse da quella atlantica. «Si tratta di una popolazione stanziale, che si alimenta e si riproduce nelle nostre acque». A conferma di ciò, qualche anno fa un giovanissimo esemplare di squalo bianco di appena 90 cm di lunghezza è stato pescato e rilasciato nelle acque del golfo di Edremit (qui il video), in Turchia, mentre nel 2004 una femmina gravida con 4 embrioni (3 femmine ed 1 maschio) è stata pescata ed uccisa nel golfo di Gabès, in Tunisia. «I neonati registrati nel Canale di Sicilia, ovvero nel braccio di mare tra Tunisia e Sicilia, unitamente alle femmine gravide catturate nella medesima zona, indicano che questa è l’area primaria per il parto e che funge anche da area di “nursery”, ovvero dove i piccoli trascorrono la prima parte della loro vita», continua De Maddalena.

CHI MINACCIA IL PREDATORE

La presenza degli squali bianchi nel Mediterraneo è un indicatore significativo dello stato di salute del nostro mare e soprattutto riflette l’incredibile patrimonio di biodiversità del Canale di Sicilia, ma il declino complessivo del numero di esemplari nel tempo potrebbe essere una spia d’allarme. «A minacciare la popolazione di squali mediterranei è principalmente la sovrappopolazione umana, ma esiste anche un fattore culturale – spiega ancora De Maddalena -. Un pescatore tunisino che uccide uno squalo bianco solitamente ignora i problemi in cui versano le popolazioni di questi animali nel mondo, avendo piuttosto in mente l’immagine di un animale estremamente pericoloso e dunque di una minaccia da eliminare».
Per tradurre in immagini queste ultime parole, basta guardare il video di uno squalo bianco intrappolato all’interno di una rete da pesca ed ucciso a fucilate da alcuni “pescatori” tunisini.

Dai proiettili alle parole: un problema culturale che affligge anche la stampa (non solo africana) come spiega De Maddalena, «Una grande percentuale di media continua a ‘vendere’ un’immagine dello squalo bianco che è completamente falsa e ridicola, ovvero quella dell’insaziabile mostro mangiatore di uomini raffigurata nel film ‘Lo Squalo’ ed in tutte quelle pellicole di pessimo gusto che vengono prodotte continuamente».
Un comportamento che si ripete regolarmente ad ogni rara segnalazione: l’ultimo esempio in tal senso è avvenuto nell’ottobre dell’anno scorso, quando l’avvistamento di un grosso squalo bianco in Adriatico veniva salutato dai giornali italiani con frasi del tipo “la sua sola presenza sta terrorizzando gli abitanti della costa” (Huffington Post) o ancora “l’incubo del film di Steven Spielberg si materializza” (il Corriere della Sera).
Di diverso avviso, i due pescatori di Fano testimoni dell’incontro con lo squalo bianco: hanno ripreso la scena con stupore ed interrotto la battuta di pesca. Un gesto di grande rispetto per il vero ed unico re del mare che dobbiamo difendere a tutti i costi dall’inciviltà e dalla presunzione umana, prima che sia troppo tardi.

Fonte: rivistanatura.com – consulta articolo originale.

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