Le acque intorno alle isole maltesi un tempo erano ricche di vita marina, una fiorente varietà di specie tra cui gli squali ma cosa è accaduto, dove sono andati, cosa possiamo fare per farli ritornare?
Quando le persone sentono la parola “squalo”, di solito alla loro mente si presenta un grosso, pericoloso animale fornito di aguzzi denti interessato a causare più male che bene. In realtà, delle 35 specie storicamente ed attualmente documentate, solo una corrisponde in parte alla suddetta descrizione ed anche quella specie preferirebbe non avere nulla a che fare con noi, la specie umana.
Cosa è accaduto quindi? La semplice verità è che, come specie umana, abbiamo catturato gli squali per nutrircene, per sport e senza nutrire interesse per l’importanza o la conseguenza delle nostre azioni; siamo infatti i responsabili della rimozione di un fattore chiave nel mantenimento di un sano, ricco ed equilibrato ecosistema marino intorno all’arcipelago maltese.
Sebbene non tutti gli squali siano predatori all’apice della catena alimentare, rivestono un ruolo cruciale nel mantenere un sano ecosistema marino dato che si nutrono di un’enorme varietà di specie marine ed avendo come prede esemplari malati o feriti : in questo modo mantengono sana la popolazione delle loro prede e questo permette a sua volta il sano equilibrio di tutta la catena alimentare.
Il nostro impatto , la rimozione eccessiva di questi importanti e spesso incompresi animali hanno però distrutto questo equilibrio.
Cosa possiamo fare per riportare la situazione a come dovrebbe essere? Sarà molto difficile per una serie di ragioni. Gli squali sono pesci cartilaginei e differiscono grandemente dai pesci ossei in quanto raggiungono molto lentamente la maturità riproduttiva (tra gli 8 e 15 anni di vita) e danno vita ad un limitato numero di piccoli. Questa modalità di riproduzione è totalmente diversa da quella dei pesci ossei. Inoltre la disponibilità di cibo che in passato era molto più abbondante per molte specie di squali, è stata notevolmente sovrasfruttata. Senza cibo, nessun predatore potrebbe ripopolare le aree in cui una volta era assiduo.
Per attuare un cambio significativo dobbiamo smetterla di sfruttare le acque intorno alle nostre isole; attuare un programma a lungo termine attraverso regolamenti appropriati in modo da realizzare aree di rifugio sicure in cui la vita marina possa fiorire attraendo anche predatori quali gli squali.
Gli squali hanno bisogno di essere presenti nelle nostre acque : in passato sono esistiti abbondantemente girovagando liberamente e non mostrificati dagli esseri umani. Se desideriamo un sano, vario ed abbondante ventaglio di specie presenti nelle acque intorno alle nostre isole, sappiamo quello che deve essere fatto ed anche che il momento per agire è ora.
Abbiamo questa occasione e dobbiamo farsì che funzioni: fornire protezione è un passo, ridurre lo sfruttamento delle loro specie è un altro, rispettare i nostri mari è l’inizio.
Think Magazine article May 2017 – Greg Nowell (Fondatore di Sharklab-Malta)
Consulta Articolo Originale:
http://www.um.edu.mt/think/once-upon-a-time-we-had-sharks/